
Negli ultimi cinque anni il mondo non ha smesso di armarsi. Lo dimostra il volume dei trasferimenti di armi monitorato dallo Stockholm International Peace Research Institute (SIPRI, sipri.org) e pubblicato come database l’11 marzo. Nell’ultimo quinquennio, infatti, i dati relativi agli “international transfers of major arms” hanno fatto registrare un incremento del 7,8% rispetto al periodo 2009-2013 e del 23% rispetto al 2004-2008.

Nota: Il SIPRI trend indicator value (TIV) è una misura del volume dei trasferimenti internazionali delle principali armi. Il metodo di calcolo del SIPRI TIV è descritto nella pagina web della banca dati dei trasferimenti di armi.
Fonte: SIPRI Arms Transfers Database, marzo 2019
I cinque principali esportatori sono Stati Uniti (che rappresentano il 36% del totale), Russia (21%), Francia (6,8%), Germania (6,4%) e Cina (5,2%). Da soli, i “big five” assorbono il 75% dell’export mondiale. Sono gli stessi del 2009-2013 ma con dinamiche diverse. USA, Francia e Germania crescono sensibilmente, rispettivamente di 29, 43 e 13 punti. Mentre la Cina rimane stabile (+2,7%) e la Russia perde terreno (-17%). La geografia degli esportatori di armi conferma lo strapotere di Nord America ed Europa: è da queste aree del Pianeta, infatti, che deriva l’87% dell’export analizzato dal SIPRI.

Alla voce dei primi cinque “importatori”, invece, spiccano soprattutto Paesi “problematici” come Arabia Saudita (12%), India (9,5%), Egitto (5,1%), Australia (4,6%) e Algeria (4,4%). La prima è letteralmente esplosa negli acquisti: +192% rispetto al 2009-2013, rifornita da Stati Uniti (in 7 casi su 10), Regno Unito e Francia. Stessa sorte per l’Egitto, +206%, armato da Francia (oltre un terzo del totale), Russia e Stati Uniti. Il nostro Paese è al 20esimo posto tra gli importatori, in crescita sensibile (+162%). I fornitori dell’Italia sono Stati Uniti -in posizione dominante, con il 59% della quota-, Germania e Israele.

Gli Stati Uniti continuano a mantenere una posizione dominante nel settore e sempre più rivolta al Medio Oriente. Il 52% dell’export USA, infatti, interessa quell’area, con un tasso di crescita rispetto al 2009-2013 del 134%. Il primo cliente statunitense -mostrano i dati curati dall’istituto di ricerca indipendente- è l’Arabia Saudita (per il 22% del totale). Il secondo, decisamente più staccato, è l’Australia (7,8%). Tra i Paesi dove gli affari sono cresciuti si possono trovare Israele, Taiwan e Qatar.
La tipologia d’arma statunitense più quotata resta l’aereo da combattimento (53%), prodotto che “continuerà ad essere la voce principale per le esportazioni USA nel prossimo futuro”, scrivono i curatori del report, tra i quali c’è anche Aude Fleurant, direttrice del programma sui trasferimenti d’arma del SIPRI che abbiamo intervistato nel giugno 2018. Nel 2014-2018 sarebbero stati consegnati 255 aerei da combattimento avanzato a beneficio di 14 Paesi. A fine 2018 gli ordini ammontano ad altri 891 velivoli. Giappone, Belgio e Slovacchia in testa.
Dietro gli Stati Uniti c’è la Russia, come detto in andamento decrescente rispetto al quinquennio precedente a causa in particolare della contrazione degli acquisti da parte di India (-42% rispetto al 2009-2013) e Venezuela (-96%). Accanto all’India, che comunque si conferma primo destinatario, ci sono Cina e Algeria. In Medio Oriente, invece, Egitto (con il 46%) e Iraq (36%) sono i “clienti” di riferimento per Mosca, con tassi di crescita impressionanti sempre nel confronto tra 2009-2013 e 2014-2018: +780% l’Iraq e +150% l’Egitto.
Il Medio Oriente è un cliente determinante anche per l’Europa, rappresentata da cinque Paesi capofila come Francia, Germania, Regno Unito, Spagna e Italia. Parigi ha visto infatti crescere gli affari in quell’area del 261% tra 2009-2013 e 2014-2018, Berlino del 125, Londra del 75 e Roma del 30%. Il primo acquirente per la Francia è l’Egitto (28%), per la Germania è invece la Corea del Sud (19), per il Regno Unito è l’Arabia Saudita (dominante con il 44% delle esportazioni complessive), per la Spagna è l’Australia (42) mentre per il nostro Paese -in flessione complessivamente rispetto al quinquennio precedente di quasi 7 punti- è la Turchia (15%), seguita da Algeria e Israele.
Oltre a essere importatore, la Turchia, insieme alla Corea del Sud (+94%), ha fatto registrare una crescita decisamente marcata anche nell’export (+170%), affacciandosi sul mercato degli Emirati Arabi Uniti, Turkmenistan e Arabia Saudita.
Poi c’è l’Africa. Rispetto al 2009-2013, stando al SIPRI, le importazioni d’arma nel continente sarebbero diminuite del 6,5%. Il primo Paese come trasferimenti resta l’Algeria (56% del totale, armata soprattutto dalla Russia), seguita da Marocco (rifornito da Stati Uniti e Francia) e Nigeria (da Russia, Cina e in piccola parte dagli USA). Quattro Paesi del Nord Africa -sostiene il SIPRI- rappresentano il 75% delle importazioni. Si tratta di Algeria, Libia, Marocco e Tunisia. E in questo contesto invece l’import è aumentato di 25 punti. In Africa Sub-Sahariana -dove i principali acquirenti sono Nigeria, Angola, Sudan, Camerun e Senegal- il volume è crollato del 45%.
Differenze di scenario che si ritrovano anche nel confronto tra Iraq e Siria, Paesi interessati da conflitti devastanti. Nel 2014-2018 l’Iraq si ritrova all’ottavo della classifica degli importatori, facendo registrare, tra acquisti di aerei ed elicotteri, una crescita dei trasferimenti -in particolare da Stati Uniti, Russia e Corea del Sud- del 140% circa. In Siria invece il quadro è diametralmente opposto: tra 2009-2013 e 2014-2018 le importazioni sono diminuite dell’87%. Ed è cambiata anche la tipologia di fornitura. “Nel 2009-13 -spiegano gli autori del Database del SIPRI- la Russia ha fornito alla Siria sistemi di difesa aerea e missili antinave di alto valore, nel 2014-18 ha fornito soprattutto armi di basso valore tipo veicoli corazzati di seconda mano”. Buona notizia? No. Nel 2018, infatti, la Russia ha “consegnato tre sistemi di difesa aerea a lungo raggio alla Siria, la prima esportazione di armi di valore elevato verso questo Paese dal 2013”.
A proposito di droni
Il numero di Paesi che importano e utilizzano veicoli aerei da combattimento senza pilota (UCAV) -velivoli armati telecomandati o droni armati- continua ad aumentare nel 2014-18. La Cina è diventata il principale esportatore. Nel 2009-2013 ne aveva esportati 10 in 2 Paesi. Nel 2014-18, invece, ne ha esportati 153 in 13 Paesi, di cui 5 in Medio Oriente: Egitto, Iraq, Giordania, Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti. Al contrario, gli Stati Uniti hanno consegnato tre UCAV nel 2009-13 e cinque nel 2014-18. In entrambi i periodi -informa il SIPRI- tutte le consegne sono state effettuate nel Regno Unito. L’Iran ha consegnato 10 droni armati alla Siria nel 2014-18.
“Nonostante l’aumento delle esportazioni di UCAV nel 2014-18 -conclude il SIPRI- i trasferimenti di tali sistemi hanno rappresentato meno dello 0,4% del totale dei trasferimenti di armi nel periodo considerato”.
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Fonte: Altreconomia – https://altreconomia.it/trasferimenti-armi/