“L’Italia vuole intervenire pesantemente nel soccorso civile in mare con nuove norme” – il comunicato di Mission Lifeline

Nei giorni scorsi, mentre tre navi della Flotta Civile – la Sea-Eye-4 della omonima organizzazione tedesca, la Life Support dell’italiana Emergency e la Rise Above di Mission Lifeline – erano impegnate in missioni di ricerca e soccorso (SAR) nel Mediterraneo Centrale, il Governo italiano ha annunciato nuove norme, mirate a colpire le attività umanitarie, che dovrebbero tradursi in un decreto legge in approvazione all’inizio del 2023.
 
 Alcuni aspetti di questa nuova strategia sono stati anticipati dal diverso atteggiamento tenuto dalle Autorità Italiane negli ultimi giorni. Alle tre navi civili è stato assegnato da MRCC di Roma un porto di sbarco a poche ore dal completamento di un primo salvataggio: Rise Above, con 27 persone a bordo, a Gioia Tauro; il porto di Livorno, a tre giorni di navigazione dal mar Libico, per Sea-Eye-4 e Life Support, che lungo la rotta verso Nord sono state impegnate in due ulteriori interventi di soccorso.
 
 Pubblichiamo qui volentieri la traduzione italiana del comunicato diffuso da Mission Lifeline che introduce alcune prime valutazioni sulla nuova strategia del Governo italiano:

Foto: Missione Lifeline

Dopo aver soccorso 63 persone in acque internazionali nel Mar Mediterraneo venerdì 16 dicembre e averle trasferite sulla più grande “Sea Eye 4”, l’equipaggio della “Rise Above” dell’ONG Mission Lifeline di Dresda sabato 17 ha preso a bordo 27 persone, tutte di origine siriana tra cui molte donne, neonatǝ e bambinǝ, unǝ dei quali non accompagnatǝ, in un’altra operazione di salvataggio. A differenza di tutte le missioni precedenti, quando l’ingresso in un porto veniva spesso negato per giorni, questa volta alla “Rise Above” è stato assegnato Gioia Tauro come porto sicuro europeo poche ore dopo il soccorso.

Sebbene inizialmente accolta positivamente, questa notizia dovrebbe essere solo un assaggio di ciò che il ministro dell’Interno Piantedosi intende avviare subito dopo le vacanze di Natale: un decreto contenente un codice di condotta per le Ong che si occupano di soccorso in mare.

In base a questo codice, le navi delle organizzazioni umanitarie che effettuano operazioni di soccorso nel Mediterraneo dovrebbero fare scalo in un porto sicuro dopo ogni operazione e trasferire le persone a terra. Non sarebbero quindi autorizzate a rimanere nell’area di ricerca per aiutare altre persone su altre imbarcazioni non idonee alla navigazione e poi farle sbarcare insieme. Secondo Piantedosi, la regola dello sbarco immediato dei migranti è in linea con le convenzioni internazionali che definiscono terminato un salvataggio solo quando le persone soccorse vengono portate a terra in un porto sicuro. Sarebbe vietato anche trasferire le persone da una nave umanitaria all’altra, come spesso accade durante operazioni che vedono impegnate navi piccole, come la Rise Above, che è poco adatta a tenere a bordo un gran numero di persone per diversi giorni.

“Lo scopo di questi nuovi decreti è chiaro. Queste nuove regole hanno come obiettivo quello di diminuire le capacità di soccorso, mentre le persone, fuggendo, combattono per la propria vita. L’interruzione delle nostre missioni dopo ogni soccorso, anche se numericamente piccolo, e l’immediato ritorno a terra si tradurrà inevitabilmente in un aumento dei costi del carburante e in molto tempo perso”, spiega Hermine Poschmann, Membro del direttivo di Mission Lifeline.

Le ONG che non rispettano queste nuove regole dovranno quindi affrontare sanzioni, che non saranno più penali come prima, ma di natura amministrativa e possono comportare multe immediate e il sequestro o la confisca delle navi.

In questo contesto, il progetto italiano si inserisce nel piano d’azione recentemente presentato dall’Unione Europea, che mira anch’esso a ostacolare il soccorso civile in mare.

Già a novembre, Hermine Poschmann ha preso una posizione netta di fronte al Parlamento europeo a Strasburgo:

“Basta violare le leggi e i diritti umani. L’UE deve smetterla inventare nuove regole che hanno il solo scopo di abbandonare le persone in mare indegnamente e illegalmente. Inizi finalmente a trattare le persone in movimento come esseri umani. Inizi a rispettare le leggi esistenti e a implementare un sistema di vera solidarietà in tutta l’Unione Europea”.

“C’è il rischio che l’obbligo di rispettare il diritto internazionale del mare venga completamente compromesso. Con la forte ondata di isteria disumana (da Trump all’Europa) sul tema della migrazione, c’è il rischio di perdere le conquiste civili e dei diritti universali”, aggiunge Axel Steier, anch’esso membro del direttivo di Mission Lifeline.

Dresda, 18 dicembre 2022

Fonte: Mediterranea – https://mediterranearescue.org/news/civil-fleet/litalia-vuole-intervenire-pesantemente-nel-soccorso-civile-in-mare-con-nuove-norme-il-comunicato-di-mission-lifeline/

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