Lettera aperta a Elly Schlein sulla guerra in Ucraina

Cara Elly Schlein,

sono qui oggi per rivolgerti una domanda importante, che spero tu prenderai seriamente in considerazione: ha ancora un senso combattere nella situazione descritta dal Washington PostUn comandante di battaglione della 46ma Brigata ucraina d’assalto aereo, identificato con il nome di battaglia Kupol, ha parlato infatti con il Washington Post della battaglia di Bakhmut mostrandone tutta l’insensatezza. A causa delle gravissime perdite, ora stanno arrivando al fronte “solo pochi soldati con esperienza di combattimento” e le reclute “abbandonano prontamente il fronte” sotto il fuoco nemico. Kupol ha raccontato al Washington Post che il suo battaglione è irriconoscibile: su 500 soldati, circa 100 sono stati uccisi in azione e altri 400 sono stati feriti, con un conseguente ricambio totale

E come avviene il “ricambio totale”? Rastrellando altri giovani a Kiev e in altre città dell’Ucraina, persino in monopattino. Sono tantissimi i giovani fuggono alla leva, che stanno diventando renitenti. Se ne parla poco ma il problema c’è, ed è vasto. Il Partito Democratico vuole aiutare i renitenti alla leva? Vuole aiutare gli obiettori di coscienza che a centinaia dichiarano di non voler combattere e vengono perseguitati?

C’è anche un volto pacifista dell’Ucraina, che è rimasta in ombra nella narrazione di comodo ma che noi su PeaceLink abbiamo deciso di raccontare dando voce a Yurii Shelianzhenko, segretario esecutivo dell’Ukrainian Pacifist Movement, un movimento nato a Kiev nel 2019 dalle proteste pacifiche contro la coscrizione.

Le forze ucraine stanno subendo perdite significative di uomini e armi, e molti funzionari occidentali incominciano a mettere in dubbio la scelta di Zelensky di resistere a oltranza a Bakhmut, contro il parere dei propri generali. L’Ucraina è a corto di truppe e munizioni, e – lo racconta il Washington Post – il morale delle truppe in prima linea è basso. Ma anche se avessero nuove munizioni e nuove truppe?

Che accadrebbe? 

Ce lo fa capire l’inchiesta del Washington Post.

Kupol ha detto di essere l’unico militare professionista rimasto nel battaglione e ha descritto la difficoltà a guidare un’unità composta interamente da truppe inesperte. “Ho 100 nuovi soldati, non mi danno il tempo di prepararli. Mi dicono ‘portali in battaglia’”, ha dichiarato ai giornalisti. E ha riferito di come centinaia di soldati ucraini delle unità che combattevano a fianco del suo battaglione abbiano semplicemente abbandonato le loro posizioni. Non sanno lanciare una granata, non sono addestrati a usare l’artiglieria. E in vari casi non lo vogliono neppure fare: se potessero tornerebbero indietro per ritirarsi, come fecero i nostri fanti a Caporetto, descritti da Ernest Hemingway in Addio alle armi.

Qual è la posizione del Partito Democratico: costringerli a combattere? Invogliarli a sacrificare la loro vita con la retorica della vittoria?
QUELLE CONNERIE LA GUERRE (che stronzata la guerra)

Lo sai che adesso Caporetto non è più in Italia e che nessuno più chiede di ritornarvi? La crudeltà con cui Cadorna, con la retorica della vittoria, chiedeva allora il sacrificio della vita, oggi non ha più alcun senso, come non ha alcun senso oggi la battaglia di Bakhmut, anche se nessuno di voi lo dice. Bene, è il momento di dirlo ancora, con il coraggio di Prevert: “Quelle connerie la guerre”

Credo che sia nostro dovere agire per porre fine a questa inutile strage. Non ha più giustificazione continuare a inviare munizioni e armi per proseguire a oltranza una battaglia che non ha alcun senso militare. Dobbiamo chiederci se questa guerra ha ancora una giustificazione umanitaria. Da guerra per la difesa dei civili si è trasformata una guerra di arruolamento dei civili da mandare al massacro in modo insensato, per difendere le rovine di una città che non ha alcun valore né tattico né strategico. Alle spalle di Bakmut vi sono infatti possibilità di posizionamento difensivo che risparmierebbero vite umane. Bakhmut ha valore solo in una logica di orgoglio nazionalista, travestito da miti patriottici di cui ogni potere si è servito per fare strage del buon senso. Ma per il resto Bakhmut si sta dimostrando una delle battaglie più stupide che sia mai stata combattuta in tutta la storia militare. Basta chiederlo agli esperti di cose militari. Da entrambe le parti non si contano i morti e non si pubblicano le cifre.

Tu hai la possibilità di sapere quanti sono oggi i morti e quanti sono i feriti di questa guerra?

Come è possibile verificare la bontà delle vostre scelte se non siete in grado di verificare se le vostre armi hanno ridotto la strage o l’hanno viceversa ingigantita? Se risparmia vite umane o se aumenta a dismisura, tanto che oggi non hanno il coraggio di dichiararle?

Si può condurre una guerra al buio senza conoscere i costi umani di questa guerra? Negando all’opinione pubblica le dimensioni del massacro?

Le nostre armi stanno riducendo le dimensioni del massacro o lo stanno alimentando?

Sono domande che dobbiamo porci.

Questa guerra a oltranza, avviata da Putin in violazione del diritto internazionale, sta diventando per Zelensky l’occasione per sconfiggere la Russia e tentare la riconquista della Crimea. Ci sono state azioni di attacco sul suolo russo  che hanno contraddetto il carattere dichiarato inizialmente di guerra difensiva. Questa guerra sta diventando la guerra di chi ha più armi per sconfiggere l’altro, mentre l’obiettivo dovrebbe essere quello, con un referendum presidiato dall’ONU, di far decidere i cittadini il loro futuro e la loro appartenenza nazionale, pacificamente, garantendo i diritti delle minoranze sia che il referendum lo vincano i russi o gli ucraini. 

Invece chi vincerà la guerra processerà i vinti. Lo ha detto anche Zelensky: i collaborazionisti saranno processati. Come si potrà raggiungere la pace se queste sono le premesse e se noi rimaniamo in silenzio? 

Il comandante ucraino Kupol ha acconsentito a farsi fotografare e ha detto di comprendere che avrebbe potuto subire le conseguenze delle sue rivelazioni.

Kupol ha raccontato di essere andato in battaglia con soldati appena arruolati che non avevano mai lanciato una granata, che abbandonavano prontamente le loro posizioni sotto il fuoco e che non avevano fiducia nel maneggiare le armi da fuoco.

La situazione è chiaramente uscita fuori controllo. Non possiamo restare indifferenti di fronte a questa situazione. Siamo in un momento nuovo della guerra e la retorica di un anno fa non funziona più. Chi usa la retorica di un anno fa si macchia l’anima di sangue. Nella prima guerra mondiale, quando il massacro superò il limite dell’immaginazione, non ebbe più senso dire chi aveva cominciato. Il colpevole era chi voleva proseguire. Quando la guerra diventa una faida, non ha più senso continuare a dire chi ha cominciato la faida per proseguirne la spirale e la logica di sangue. Anche in una faida di mafia c’è chi ha iniziato per primo. E dico questo mettendo bene in chiaro che Putin ha l’immensa colpa di aver violato il diritto internazionale, così come lo fecero gli americani in altre occasioni (e invasioni) che oggi dimentichiamo e a cui non è seguita però il pericoloso confronto da terza guerra mondiale a cui assistiamo oggi.

Ti invito quindi a prendere una posizione genuinamente pacifista e a fare tutto il possibile per porre fine a questo massacro.

Le armi che avete mandato non hanno fermato il massacro ma hanno illuso Zelensky della vittoria. E da questa illusione è scaturita la mostruosa situazione descritta dal Washington Post.

Anche voi che avete inviato le armi dovete assumervi le vostre responsabilità e ammettere il fallimento, l’effetto controproducente di una scelta a cui noi pacifisti ci siamo opposti, a ragion venduta.

Voi avete sbagliato ma a pagare adesso sono i giovani ucraini che voi non avete salvano dalla morte ma che adesso state mandando alla morte.

Dobbiamo lavorare per trovare una soluzione pacifica al conflitto, attraverso il dialogo e la diplomazia. Siamo consapevoli che ci sono molte difficoltà in questo processo, ma dobbiamo fare il nostro meglio per trovare una via d’uscita.

Sarebbe importante il tuo impegno per rivedere la logica di scelte che in questo momento stanno producendo effetti aberranti e controproducenti per la stessa causa che voi ritenete di voler perseguire.

La scelta di mandare la armi ingigantisce la strage anziché ridurne le dimensioni.

Spero che tu prenderai seriamente in considerazione questo appello.

Marcia per la pace Perugia Assisi - Tavola della Pace

Note: BARBARA

Ricordati Barbara

Pioveva senza tregua quel giorno su Brest

E tu camminavi sorridente

Raggiante rapita grondante,
sotto la pioggia

Ricordati Barbara

Pioveva senza tregua su Brest

E t’ho incontrata in rue de Siam

E tu sorridevi,
e sorridevo anche io

Ricordati Barbara

Tu che io non conoscevo

Tu che non mi conoscevi

Ricordati,
ricordati comunque di quel giorno

Non dimenticare

Un uomo si riparava sotto un portico

E ha gridato il tuo nome

Barbara

E tu sei corsa incontro a lui sotto la pioggia

Grondante rapita raggiante

Gettandoti tra le sue braccia

Ricordati di questo Barbara

E non volermene se ti do del tu

Io do del tu a tutti quelli che amo

Anche se non li ho visti che una sola volta

Io do del tu a tutti quelli che si amano

Anche se non li conosco

Ricordati Barbara,
non dimenticare

Questa pioggia buona e felice

Sul tuo viso felice

Su questa città felice

Questa pioggia sul mare,
sull’arsenale

Sul battello d’ Ouessant

Oh Barbara,
che cazzata la guerra

E cosa sei diventata adesso

Sotto questa pioggia di ferro

Di fuoco acciaio e sangue

E lui che ti stringeva fra le braccia

Amorosamente

È forse morto disperso o invece vive ancora

Oh Barbara

Piove senza tregua su Brest

Come pioveva prima

Ma non è più cosi e tutto si è guastato

È una pioggia di morte desolata e crudele

Non è nemmeno più bufera

Di ferro acciaio sangue

Ma solamente nuvole

Che schiattano come cani

Come cani che spariscono

Seguendo la corrente su Brest

E scappano lontano a imputridire

Lontano lontano da Brest

Dove non c’è più niente

Jacques Prevert

NOTA sulla traduzione di “quelle connerie la guerre”.

Infatti “connerie”, secondo il contesto (se usato con dire o fare per esempio), corrisponde a parole come “cazzata” o “stronzata”.

Fonte: www.peacelink.it – https://www.peacelink.it/editoriale/a/49398.html

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