Perché l’Unità in edicola di Sansonetti e Romeo non è quella di Gramsci

L’Unità portata in edicola Piero Sansonetti e Alfredo Romeo non è quella di Antonio Gramsci. Per capirlo bastano alcuni semplici ragionamenti.

Con trentamila morti abbandonati in fondo al Mediterraneo dai sostenitori delle nuove teorie su razze ed etnie da difendere, l’Unità di Gramsci non avrebbe esordito con un corsivo di solidarietà verso il capo di un governo che fomenta l’odio etnico e le politiche xenofobe che fanno stragi di migranti.

Il giornale di Gramsci non avrebbe avrebbe mai accettato di svolgere il ruolo di avvocato d’ufficio del capo di un partito fascista dove si ostentano i busti di Mussolini, men che meno dell’erede politica di Giorgio Almirante, segretario di redazione della “Difesa della Razza”, un criminale politico scampato alla galera grazie all’amnistia di Togliatti e all’immunità parlamentare dellla Costituzione antifascista, un fiancheggiatore del terrorismo nero che mandava soldi in latitanza all’assassino dell’MSI Cicuttini per una operazione alle corde vocali, dopo che la sua voce era stata riconosciuta come quella di chi aveva fatto saltare in aria tre carabinieri a Peteano attirandoli con una segnalazione telefonica vigliacca.

Il giornale di Gramsci non sarebbe mai andato a braccetto con un padrone che ha lasciato a casa i redattori storici del giornale per imbarcare i redattori del “Riformista” dopo aver messo alla direzione di questo quotidiano un simpatizzante di una teocrazia autoritaria e assassina come quella saudita.

Il giornale di Gramsci avrebbe dato voce ai lavoratori che hanno denunciato una speculazione editoriale a danno di un grande intellettuale che ha dato lustro e nobiltà all’idea del comunismo in Italia mentre in altri paesi c’era chi usava questa idea per perseguire anche con violenza i propri interessi, proprio come oggi si usa il nome di Gramsci per secondi fini non gramsciani.

La copertina dell'”Unità” portata in edicola da Sansonetti e Romeo.

Ma forse ci sbagliamo, e c’è un modo molto semplice per dimostrarlo, caro direttore Sansonetti e caro padrone Romeo: provate che il vostro giornale è la fiaccola che tiene acceso il pensiero gramsciano mettendo a disposizione liberamente l’archivio integrale della testata, quello che noi siamo riusciti a recuperare solo in minima parte, per gli anni che vanno dal 1946 al 2014, senza edizioni locali e senza il prezioso archivio fotografico.

Un archivio parziale che abbiamo messo a disposizione gratuitamente e senza pubblicità sul nostro sito come forma di volontariato antifascista, da bibliotecari del web, facendoci carico delle spese tecniche di gestione del server, delle continue intimidazioni di avvocati e studi legali che nascondono i bavagli dietro un presunto diritto all’oblio, delle richieste di utilizzo dei materiali d’archivio da parte di chi ci ha contattato per realizzare film, documentari, inchieste, tesi di laurea e di dottorato, ricerche sulla storia politica e culturale del paese. A loro abbiamo detto una cosa molto semplice: non siamo noi i padroni dell’archivio, questo archivio è un patrimonio culturale di tutto il Paese.

Dimostratevi all’altezza di un gigante del pensiero libero come Gramsci, e visto che l’archivio lo avete comperato insieme alla testata, mettete a disposizione libera e gratuita l’archivio del quotidiano di Gramsci nella sua interezza.

E’ lo stesso archivio dove il nuovo padrone di un marchio aziendale (cosa ben diversa dall’erede di un simbolo culturale) viene definito (citiamo testualmente), il “Rais di Napoli“, “il grande regista della corruzione“, il perno del “sistema Romeo“, il “re degli appalti“, “il vero governatore di Napoli“, “un uomo potente, grande elemosiniere della Tangentopoli del secolo scorso (4 miliardi e passa di mazzette), scampato alla giustizia grazie alle prescrizioni e ritornato in auge nella Seconda Repubblica“.

Tutto legale, assolto, archiviato o prescritto, beninteso. A meno che la solita “magistratura politicizzata comunista” non ci riservi altre sorprese dal processo che vede tuttora coinvolto Romeo in uno dei filoni dell’indagine sul caso Consip, e che in uno dei gradi di giudizio si è concluso con una condanna per corruzione (non definitiva).

Per documentare quest’ultima condanna (non definitiva) siamo costretti a usare come fonte una testata della concorrenza, ma siamo sicuri che il nuovo direttore del “Quotidiano di Gramsci”, per fare l’interesse supremo del lettore (in nome dell’alto ideale gramsciano di giornalismo funzionale alla giustizia sociale) non guarderà in faccia al suo padrone, libererà l’archivio che ne documenta i trascorsi e ci terrà aggiornati su questa vicenda giudiziaria che ci tiene col fiato sospeso.

Fino ad allora, l’archivio del quotidiano di Antonio Gramsci, anche nella forma parziale e limitata con cui ci è stato concesso di salvarlo all’oblio di chi ha voluto trasformato la cultura di tutti in proprietà di alcuni, non lo troverete su unita.it. Lo mettiamo a disposizione noi su Unita.news, invitando i lettori gramsciani di Unita.it a essere molto esigenti con la loro testata, e a non restare indifferenti (Gramsci non avrebbe gradito) verso la mercificazione di un simbolo del comunismo italiano operata dal capitalismo furbacchione nostrano.

Ma se proprio vogliamo mercificare la cultura, e vogliamo dare un valore monetario all’eredità di Gramsci, da oggi abbiamo una misura attendibile: di sicuro l’eredità giornalistica, culturale, umana e politica di Antonio Gramsci e del suo quotidiano nato clandestinamente durante il fascismo vale più dei diecimila euro a cui abbiamo rivolto le nostre risate e pernacchie dopo che ci sono stati offerti da un collaboratore del “Riformista” di Romeo per cedere il dominio unita.news.

Un sito e un dominio che invece ci teniamo ben stretti per il nostro volontariato culturale, perché la memoria di Gramsci è una cosa seria, proprio come il giornalismo.

1 thought on “Perché l’Unità in edicola di Sansonetti e Romeo non è quella di Gramsci

  1. Resistere resistere resistere.
    Da piu’ di trent’anni sono un semplice libraio qui a Bruxelles. Per favore siate presenti, interessatevi, seguite i fatto che si svolgono qua, a livello dell’Italia ed a livello europeo.
    G
    Mille grazie per il Vostro lavoro.

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