La solitudine dell'”Ultima Generazione”

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“Non possiamo accettare che i nostri soldi vengano utilizzati per condannarci al collasso e per violare la nostra Costituzione. Abbiamo il dovere morale di fare tutto quanto in nostro potere per non essere complici di un suicidio collettivo. Per questo abbiamo deciso di compiere azioni di disobbedienza civile nonviolenta per chiedere al nostro governo lo stop dei sussidi pubblici ai combustibili fossili”.

E’ questo che scrivono sul loro sito web gli attivisti di Ultima Generazione, che hanno organizzato presso i musei vaticani una azione di disobbedienza civile che ha lasciato intatte le opere d’arte danneggiando gravemente l’ipocrisia di chi criminalizza il dissenso giovanile.

Tra loro c’è Ester, 27 anni, neolaureata in Storia delle Arti e Conservazione dei Beni Artistici, che si è incollata al basamento della scultura del Laocoonte assieme a Guido Viero, un altro attivista di “Ultima Generazione” che a 61 anni si è unito alla ribellione di chi vuole spezzare la complicità del nostro governo con il settore delle energie fossili.

“Abbiamo scelto quell’opera – scrive Ester – in quanto raffigura un episodio dell’Eneide per noi significativo: il momento in cui Laocoonte e i suoi figli subiscono l’estrema repressione per aver cercato di avvertire i troiani del pericolo nascosto nel celebre cavallo di legno.

Allo stesso modo, chi tenta di portare attenzione sull’esigenza di liberarci dalla dipendenza dai combustibili fossili, viene ignorato o represso da decenni. Non vorrei dover compiere queste azioni e correre rischi legali, ma oggi la disobbedienza civile mi sembra l’unico modo possibile per riaffermare il nostro diritto ad un futuro vivibile in questo Paese. Assieme a me, moltissime altre persone stanno facendo la stessa scelta, e questo è ciò che rafforza le mie speranze”.

Ester e Guido li ho incontrati questa sera, in uno degli incontri in videoconferenza aperti a sessanta milioni di italiani, dove solo poche decine di persone hanno avuto l’interesse e la curiosità di incontrare questi giovani che si fanno carico di un problema che colpisce tutti, sostenendo danni morali, conseguenze penali e danni economici individuali.

Oltre alla grande determinazione nel seguire la loro coscienza, Il sentimento che condividono questi attivisti confidandosi in chat è quella di una grande incomprensione, perfino da parte di amici e familiari che faticano a comprendere la spinta interiore e il senso civico che muove le loro azioni, una incomprensione aggravata dalla sensazione di abbandono da parte dell’opinione pubblica, della politica e perfino del clero, che per bocca di Monsignor Fisichella, Pro-Prefetto del Dicastero per l’Evangelizzazione, ha deciso di privilegiare il business materiale del turismo al richiamo spirituale dell’ecologia.

“Nell’attenzione alle opere d’arte, che da secoli sono patrimonio dell’umanità e che diventano meta di turisti del mondo intero – ha dichiarato Fisichella – è utile ribadire che la loro protezione è responsabilità di tutti e per questo si deve condannare con convinzione ogni forma di violenza che attenta alla loro conservazione“.

Con buona pace di Papa Francesco, che nell’enciclica “Fratelli Tutti” ha ricordato delle parole di San Giovanni Paolo II che sembrano scritte apposta per gli ecoattivisti. Per Karol Wojtyla la Chiesa «non intende condannare ogni e qualsiasi forma di conflittualità sociale: la Chiesa sa bene che nella storia i conflitti di interessi tra diversi gruppi sociali insorgono inevitabilmente e che di fronte ad essi il cristiano deve spesso prender posizione con decisione e coerenza». E qual è il conflitto più emblematico del nostro tempo, se non quello un modello fallimentare di sviluppo umano e la natura che ne viene drammaticamente alterata?

“Perché fa notizia la nostra azione e non hanno fatto notizia le opere d’arte devastate dall’alluvione? – Si chiede Ester – Abbiamo avuto biblioteche, archivi, musei, abbazie sull’orlo del crollo per gli eventi climatici estremi. Ma di questo nessuno ha parlato e a nessuno si presenta il conto. Per un ripristino da 3000 euro della base della statua di Laocoonte ci hanno condannato a pagare 28mila euro di danni, e non riusciamo ancora a capire a che titolo ci viene chiesto quasi il decuplo”.

“Quelle che abbiamo subito non sono condanne proporzionate ai gesti che abbiamo compiuto – aggiunge Guido – ma misure punitive, intimidatorie e repressive che vogliono dare delle condanne esemplari, e si spingono fino ai fogli di via e alle accuse di ecoterrorismo, e associazione a delinquere”.

E’ questo il meglio di cui è capace la nostra classe dirigente, i nostri leader politici, le nostre guide spirituali? Distruggere l’entusiasmo dei giovani marchiandoli come ecoterroristi, distruggere le speranze di cambiamento criminalizzando ogni richiamo alla giustizia climatica, distruggere il futuro voltando le spalle alla scienza e alle tecnologie “green”, distruggere la dignità delle persone che rischiano in prima persona per seguire la propria coscienza, assumendosi pienamente la responsabilità politica, morale e penale delle loro azioni?

Se è davvero così, questa sarà davvero l’“Ultima Generazione” di cittadini che potrà pensare a un futuro comune prima del “si salvi chi può” e dell’“ognuno per sé” della crisi climatica.

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Fonte: Matita Rossa – http://gubitosa.blogautore.espresso.repubblica.it/2023/06/28/ultimagenerazione/

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