
Nota dell’autrice
Perché questo libro
Donne straniere nate in Africa, in Asia, in America Latina, nell’Europa balcanica, in Paesi un tempo oltre la Cortina di ferro, quando il mondo era diviso tra Est e Ovest e che oggi abitano un pianeta marcato da pochi Nord e molti Sud. In un’Italia, impegnata a fare i conti con i numeri delle migrazioni nel contesto europeo, sono cresciute bambine nate da genitori stranieri, spesso immigrati per ragioni economiche o in fuga da persecuzioni; si sono formate sui banchi di scuole sempre più affollate di alunni di ogni provenienza. Studentesse di licei ed università che parlano con cadenze ed espressioni dialettali di ogni parte d’Italia. Ragazze in cerca di lavoro nel Paese dove sono diventate grandi. Giovani donne arrivate inseguendo un progetto di vita all’estero. Donne che hanno messo radici in Italia, che hanno formato una famiglia, che lavorano. Donne colf, badanti, cuoche, sarte, commesse, infermiere, medici, ricercatrici, commercianti, imprenditrici, impiegate, professioniste, dirigenti, docenti… presenti in ogni campo anche dell’arte, dello sport, dello spettacolo.
Sono loro le protagoniste di questo libro che vuole essere un omaggio alle tantissime donne con nomi e cognomi stranieri, con tratti somatici esotici e carnagioni diverse e che pure sono italiane, anche quando ancora aspettano un passaporto che lo certifichi, un documento che arriverà forse dopo gli studi, il lavoro, una famiglia e tanti progetti nel Paese dove hanno scelto o è capitato loro di vivere. Sono loro una parte importante del capitale umano di questo nostro Paese. Una risorsa preziosa sempre più presente nel nostro quotidiano.
Il saggio indaga la realtà di dieci donne provenienti da Paesi stranieri, che appartengono alla prima o seconda generazione di immigrati o che sono approdate in Italia per studiare, lavorare o per amore. Protagoniste di un futuro aperto, che hanno saputo inserirsi nella società italiana, delineando nuovi modelli di integrazione. Un libro dedicato alle donne che in diversi contesti hanno saputo essere ponte tra culture diverse, incarnando i valori migliori di quella di origine e di quella di approdo, diventando loro stesse volano dei mutamenti della società italiana. Il libro ne presenta alcune rappresentative di spaccati umani e sociali di grande interesse.
Prefazione
Se leggiamo i nomi e cognomi delle dieci donne protagoniste di questo libro, a noi italiani da tante generazioni verrebbe da dire che si tratta di donne straniere. Ma sarebbe un grande errore. Il fatto che loro o i loro genitori siano nati in altri paesi non vuol dire che non siano italiane. E’ proprio questo il messaggio di questa raccolta di interviste, o meglio delle sue dieci “eroine”.
Del resto anche noi che ci siamo sempre detti italiani abbiamo certamente tutti radici vicine o lontane in altre terre. Il mio cognome, ad esempio, dice che avrò qualcosa che fare con i Longobardi, che secoli fa non erano certo italiani. Nelle valli dove sono nato si parla anche un dialetto occitano: penso proprio che qualche parentela oltre le Alpi ci sarà pur stata. Poche settimane fa ho conosciuto un fotografo che con un software raffinato analizza i volti, e in tutti i volti, anche in quelli di ognuno di noi, riconosce tratti che ne dicono origini etniche antiche apparentemente impensabili, magari anche in altri continenti…
Con ciò voglio dire che noi italiani veniamo tutti da lontano. Lontano nel tempo, lontano nello spazio. Ora siamo vicini e formiamo una comunità umana e civile che ha tanti legami, ma che rimane aperta e da cui si può partire e molti partiranno per andare lontano.
Dunque possiamo e dobbiamo incontrarci, oggi qui, e camminare insieme in questo meraviglioso angolo del pianeta dove ci è stato dato di vivere i nostri anni, dove abbiamo ricevuto un’eredità umana, culturale, linguistica, storica, spirituale ricchissima per cui ci diciamo italiani, ma che non è mai immobile e rimane continuamente in sviluppo.
Certo, Sihem, Carmen, Angel, Miriam, Blerida, Alganesh, Roseline, Liliana, Tetyna, Parisa, sono italiane a pieno titolo, si sentono tali e vogliono esserlo, senza per questo rinnegare o dimenticare di essere arrivate qui da lontano, ognuna da un paese diverso, a volte per vie drammatiche, a volte per vie più facili.
Leggendo i loro profili mi sono interrogato se queste nostre dieci amiche rappresentino davvero le donne venute da lontano in Italia nel loro insieme. In certo senso, le loro sono storie di donne che sono riuscite non solo ad essere accettate e a inserirsi nel nostro paese, ma anche a diventare protagoniste, ad ottenere riconoscimenti, diciamo pure ad “avere successo” nel senso positivo di svolgere servizi e ruoli di rilievo.
Sappiamo bene che non è per tutte così. Ma proprio per questo penso che questi racconti debbano essere interpretati come un messaggio di speranza.
Si può riuscire a crescere e a esprimere i propri talenti, si possono incontrare persone che ti aiutano e ti vogliono bene, si possono vivere la solidarietà e il servizio per chi ha avuto meno possibilità e meno fortuna (siano “straniere o stranieri”, siano “italiani”), si può lottare per una maggiore giustizia, si può coltivare un’espressione artistica…
Ed è bene che una donna, Roberta, abbia intrecciato questi dialoghi con donne venute da lontano. Lo ha saputo fare con spontaneità, sensibilità, senza trovare resistenze. Anche questo è un segno incoraggiante e di speranza. Incontrarsi non è sempre difficile, anzi può essere molto piacevole e bello. Naturalmente anche gli uomini possono farlo e non mancano certo esperienze positive fra di loro, che possono e vanno messe in rilievo e valorizzate. Ma è innegabile che le possibilità e gli impegni delle donne nel nostro mondo stanno crescendo. Ed è molto bene. Questo volume è un contributo ad andare ancora più avanti, cogliendo la grande ricchezza che ci portano le donne, le donne italiane venute da lontano.
Padre Federico Lombardi S.J.
Storie
1 – Alganesc Fessaha, attivista dei diritti umani, 72 anni, cittadina italiana, nata ad Asmara in Eritrea, Ufficiale dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana: “Per il suo impegno nella lotta al traffico degli esseri umani e nell’assistenza ai profughi“. Presidente dell’Ong Gandhi, ha contribuito a far liberare oltre 3000 profughi rapiti o imprigionati in Sudan, Etiopia, Sinai. Nel 2014 è stata premiata con l’Ambrogino d’oro, la massima benemerenza civica milanese.
2 – Carmen Isabel Fernandez Reveles, psicologa, 63 anni (22/12/58) , è nata in Uruguay, risiede a Bovisio Masciago, nel milanese. Commendatore dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana: “In qualità di Presidente di Emdr, per l’opera di sostegno psicologico che i professionisti dell’associazione, offrono, a titolo volontario, alle vittime e testimoni di eventi traumatici”. L’Associazione Emdr Italia, fondata nel 1999, collabora con Croce rossa Italiana, Polizia di Stato, Vigili del fuoco, Esercito, Arma dei carabinieri, Polizie locali. Tra le attività più significative quelle a favore di popolazioni e soccorritori in occasione di attentati terroristici, eventi sismici e altri di disastri naturali o dolosi, come il crollo del Ponte Morandi.
3 – Rebecca Jean Spitzmiller, docente di diritto, 65 anni, romana di adozione, è nata negli Stati Uniti dove si è laureata in Arte e poi in Giurisprudenza. Ufficiale dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana: «Per il suo coinvolgente impegno nella lotta contro il degrado urbano e nella difesa dei beni comuni». In Italia dal 1985, è docente di International business contracts e ricercatrice presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università Roma Tre. Il suo impegno civile inizia nel 2009 quando stanca delle scritte che imbrattavano Roma, comincia a pulire le strade con alcuni solventi; in pochi mesi si uniscono centinaia di cittadini che hanno fatto della dedizione al bene comune una vera e propria missione. Nell’ottobre 2014 fonda Retake Roma, organizzazione di volontariato che promuove il decoro urbano e l’orgoglio civico. A queste iniziative, si aggiunge l’attività formativa universitaria “Street Law” per acquisire conoscenze e competenze sullo stato di diritto, sulla sussidiarietà e sulla tutela del bene comune.
4 – Roxana Roman, 37 anni, commerciante, nata in Romania, vive a Roma, dove ha rilevato con il marito, anche lui romeno, un bar. Una vita di sacrifici per tirare su due figli. Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana: «Per il suo contributo nell’affermazione del valore della legalità». Simbolo di giustizia per aver denunciato tre esponenti delle famiglie Casamonica e Di Silvio, piombati nel suo Roxy bar insultando e picchiando i clienti, tra cui una donna disabile presa a cinghiate e sputi, e suo marito Marian, 40 anni, riempito di pugni e ferito. Il clan spadroneggia da molti anni nel quartiere Romanina. A seguito del coraggioso gesto, Roxanaè stata chiamata dall’Ambulatorio Antiusura (Confcommercio Roma) per un ciclo di incontri sulla legalità. “Non bisogna mai abbassare la testa – dice Roxana – e denunciare sempre quando si è vittima di prepotenze e angherie. L’omertà e la paura non devono vincere”. A rendere omaggio a Roxana nel suo bar si sono recati il presidente del Consiglio Conte, la sindaca Raggi, il ministro della giustizia Alfonso Bonafede e il presidente della Camera, Roberto Fico.
5 – Blerida Banushi, 36 anni, scienziata, nata in Albania, cittadina italiana dal 2016, giunta in Italia, a 13 anni, con due sorelle e i genitori insegnanti. Accolta dopo le Superiori nel Collegio Nuovo di Pavia, dove si è laureata in Biologia strutturale. Oggi è emigrata in Gran Bretagna, dove è una stimata ricercatrice nel Laboratorio molecolare del London University College. Le sue sorelle sono entrambe ingegneri, mentre i suoi genitori sono rientrati a Durazzo nel loro Paese.
6 – Angel Bipendu, suora Discepola del Redentore, 47 anni, medico, nata in Congo, in prima linea nelle emergenze più difficili. Dopo gli anni di servizio ai migranti che sbarcavano a Lampedusa, ora è medico presso l’Ats di Bergamo, in prima linea nell’assistenza dei malati di Covid
7 – Marie Terese Mukamistsindo, imprenditrice, nata in Rwanda, da dove è fuggita 25 anni fa, vagando per tre anni in Congo, Kenya, Tanzania e infine giungendo in Italia, dove ottiene per lei e i quattro figlie la cittadinanza nel 2005. Oggi è a capo della Cooperativa Karibu, dedicata ad offrire asilo e formazione per i migranti; nei suoi centri lavorano 159 persone, di cui 147 italiani. Premiata nel 2018 come miglior imprenditrice immigrata dell’anno con i Money Gram Awards.
8 – Yafreisy Berenice Brown Omage, commerciante, nata nella Repubblica dominicana, arrivata in Italia nel 2012, l’anno successivo, con l’aiuto del marito, ha rilevato tra mille difficoltà un supermercato con un panificio annesso, che oggi conta 15 dipendenti. Premiata nel 2017 imprenditrice giovane dell’anno con i Money Gram Awards.
9 – Ainom Maricos, nata ad Asmara in Eritrea, assistente sociale, arrivata in Itala nel 1972, vive a Milano, dove è consigliere comunale dal 1997. Presidente della comunità eritrea e dirigente del Fronte di liberazione dell’Eritrea in Italia, fondatrice della Cooperativa multietnica “Il Tropico” e membro del Cda della Cooperativa “Dar”.
10 – Alexandra Badura, 43 anni, stilista pellettiera nata a Knurow, in Polonia, trasferita a Roma dal 2001, dove ha creato il brand Badura che idea e produce borse e accessori in pelle, pezzi unici lavorati artigianalmente “nel rispetto delle tradizioni italiane”.
11 – Roseline Eguabor, 47 anni, nativa della Nigeria, arrivata in Italia nel 1999, con il progetto di emanciparsi dalla povertà ma destinata alla rete di sfruttamento sessuale, prima a Roma poi trasferita a Catania infine fuggita a Palermo dove riesce grazie alla associazione Pellegrino della Terra ad emanciparsi, diviene mediatrice culturale e nel 2012 fonda la Società cooperativa sociale Al Reve’s volta all’inclusione di soggetti svantaggiati giovani e adulti, italiani e stranieri.
12 – Habiba Quattara, nata in Costa d’Avorio, infermiera professionale, rifugiata in Italia a causa della guerra civile nel suo Paese, accolta a Roma nel Centro Astalli, dove ha tra l’altro fondato una piccola impresa di catering, che propone piatti dalla cucina di tutto il mondo. La sua principale attività dal 2010 è però quella di mediatrice culturale presso l’Istituto nazionale salute, migrazioni e povertà e Medihospes, specializzata in ambito sanitario presso l’ambulatorio SA.MI.FO della Asl Roma1 e sovente in sala operatoria. Testimonial in incontri pubblici e nelle scuole.
13 – Paola Ogechi Egonu, campionessa di pallavolo, 22 anni nasce a Cittadella, in Veneto, da genitori nigeriani. A quattordici anni ottiene la cittadinanza italiana, quando suo padre riesce a farsi assegnare il passaporto italiano. Tutta la sua famiglia si è poi trasferita a Manchester, ma Paola è rimasta a vivere in Italia per amore della pallavolo. Portabandiera italiana alle Olimpiadi di Tokyo 2020. Paola che si definisce ‘afroitaliana’, ogni due anni torna in Nigeria, durante le vacanze di Natale, per andare a trovare le sue cugine e i suoi nonni.
14 – Miriam Sylla, campionessa di pallavolo, 22 anni, nasce a Palermo da genitori ivoriani e con la famiglia si trasferisce in giovane età a Valgreghentino in Lombardia, dove inizia a giocare a pallavolo nella squadra locale.
15 – Liliana Ocmin Alvarez, nata in un paesino sperduto di 350 abitanti del Perù, 49 anni, intrapresi gli studi in Legge a Lima approda poi a Roma nel 1993 dove si laurea per seguire la sua vocazione di attivista dei diritti umani. Qui viene in contatto con l’Anolf, branca della Cisl che si occupa di immigrati e studenti stranieri e ne diviene appassionata dirigente sindacale. Nel 2008 è nominata coordinatrice nazionale delle donne della Cisl, prima donna immigrata a ricoprire una carica nazionale in un organismo sindacale: “Un grande segnale. Gli immigrati escono dalla nicchia dell’impegno settoriale per occuparsi trasversalmente di tutti i temi nazionali”. Sposata ad un italiano ha due figli, di 19 e 18 anni.
16 – Daisy Osakue, 25 anni, nasce a Torino da genitori nigeriani emigrati in Italia e cresce in una famiglia di sportivi. Campionessa di Atletica leggera, emerge come discobola e pesista, medaglia d’oro nel lancio del disco alle Universiadi 2019 e detentrice del record nazionale della specialità.
17 – Edwige Gwend, judoka, originaria del Camerun, arrivata in Italia con i genitori e poi accolta da una famiglia di Parma.
18 – Audrey Alloh, 34 anni, atleta velocista, nata ad Abidjan in Costa d’Avorio, ad 11 anni nel luglio 1998 si trasferisce in Italia, raggiungendo la madre residente a Firenze dal 1992.
19 – Samiri Touria, marocchina, cresciuta in Abruzzo e atleta di corsa campestre.
20 – Gloria Hooper, atleta velocista, di origine ghanese.
21 – Nadeesha Uyangoda, 28 anni, scrittrice, cresciuta in Italia con la sua famiglia arrivata dallo Sri Lanka, autrice del libro appena edito “L’unica persona nera nella stanza”, saggio dedicato alle seconde generazioni di immigrati. Si definisce “un’italiana nera”.
22 – Semhal Abebe, 36 anni, di origine etiopica, impreditrice on line, ha fatto la materna in Etiopia, le elementari in Italia, le medie e le superiori ancora nel suo Paese d’origine e l’Università in Italia, dove ha poi lavorato e perso il lavoro da dipendente ha deciso di mettersi in proprio con un’impresa di e-commerce nel settore tessile. E’ ancora in attesa di avere la cittadinanza, tra due anni forse.
23 – Evelyne Sarah Afaawua, 33 anni, blogger etnica, nata in Francia da genitori ghanesi, in Italia arriva ad un anno di età. Nel 2014 fonda Nappytalia, primo blog in lingua italiana sulla cura dei capelli Afro al naturale, subito diventato un punto di riferimento per le ragazze italiane di origini africane e latine, valorizzando nuovi canoni di bellezza: “Bisogna uscire dagli schemi ed introdurre nuovi standard.” “Amo il lavoro che mi sono creata da sola, frutto di una forte esigenza personale, e vedere che questo mi porta ad aiutare molte persone e a ispirare altri a seguire le mie orme, mi rende davvero fiera». Si sente più italiana o più ghanese? “Amo le lasagne, gesticolo quando parlo ed ho un fortissimo accento brianzolo, eppure parlo il twi (il dialetto ufficiale del Ghana), amo il fufu (piatto tipico Ashanti, etnia di mio padre) e ho dei tratti che ricordano benissimo le mie origini. Uno dei miei obiettivi attraverso il mio lavoro è proprio questo: dare una nuova chiave di lettura all’integrazione, che non deve essere solo di chi è arrivato ma anche di chi qui ci è nato e cresciuto, oltre a oltre a quelli già presenti in Italia”.
24 – Maria Stefanache, 59 anni, originaria della Moldavia in Romania, documentarista, scrittrice, dal 2006 personal coach di comunicazione. I suoi corsi di public speaking aiutano personalità del mondo della politica e manager aziendali a migliorare le proprie capacità di relazione e leadership. “Essere un’imprenditrice in Italia vuol dire avere tre marce in più degli altri, serve coraggio, talento, tenacia, saggezza e impegno 24 ore su 24. Studiando e lavorando mi sono integrata senza nemmeno rendermene conto, tanto che oggi mi sento spesso dire che sono più milanese io di tanti altri”.
25 – Lenka Kosikova, 47 anni, originaria della Moravia, nella repubblica ceca, dove è stata giocatrice professionista di pallamano. Vive in Italia da 25 anni. Imprenditrice, ‘regina’ della cristalleria ceca. Nel 2008 ha fondato Kvetna 1794, azienda che produce in outsourcing prodotti in vetro e cristallo per prestigiosi marchi italiani ed esteri: «La passione e l’amore per la mia terra d’origine sono diventati idea, progetto e poi realtà imprenditoriale”. “Spero di poter continuare a creare nuovi posti di lavoro, contribuendo con riconoscenza, come goccia nel mare, alla crescita economica del nostro Paese”.
26 – Monika Jolanta Jakiela, 48 anni, origini polacche, imprenditrice nel 2012 ha avviato la Dma Servizi, Agenzia per lo sviluppo della mobilità, del turismo e della cultura della sicurezza stradale, che collabora con istituzioni, ambasciate e aziende per promuovere la legalità e la guida sicura attraverso corsi e servizi di consulenza principalmente rivolti a utenti stranieri. “In Italia ho dovuto superare tante diffidenze e pregiudizi, ma proprio questo mi ha aiutato in seguito a favorire l’integrazione degli stranieri attraverso la mia attività”.
27 – Inna Tarasova, 48 anni, origini ucraine, vicentina d’adozione, da traduttrice a consulente di mercato per l’Europa orientale, poi un licenziamento e la trasformazione in self-made woman: nel 2008 si è lanciata nell’import-export di pellami per calzature e arredamento. “L’Italia per me è stata un amore a prima vista: il Paese in cui abiti lo devi sentire tuo, viverlo con il cuore, con partecipazione”. Inna è anche vice direttrice del Centro didattico russo-ucraino Perlina, dedicato a bambini e ragazzi di madrelingua russa.
28 – Joanna Grunt, titolare di Pati Jò la prima boutique di lingerie su misura in Italia, nata a Varsavia in Polonia. Joanna Grunt, 44 anni. “È molto gratificante riuscire a sviluppare un progetto che senti tuo al 100 per cento e di cui sposi totalmente la missione, soprattutto quando senti che stai aiutando tante donne: vogliamo far capire loro che ciascuna di noi è perfetta così com’è. Ma è anche difficile mantenere un proprio equilibrio nonostante i continui ostacoli burocratici, nonostante la Polonia sia ora un Paese membro dell’Unione europea, ed economici”.
29 – Sihem Zrelli, 50 anni, nata a Gabes, in Tunisia, imprenditrice è arrivata in Italia nel 1995 e, dopo un lungo impegno nel volontariato, nel 2013 ha avviato Villa Sihem, una casa famiglia per anziani immersa nel verde. Tanto che Sihem ha aperto anche un’altra azienda, Mondo Aperto, che offre servizi di pulizie e giardinaggio. “Ci sono ancora troppi pregiudizi negativi sulle capacità imprenditoriali del genere femminile. Il carico familiare che portiamo condiziona quotidianamente le nostre azioni, ma è anche la nostra forza, la nostra marcia in più rispetto agli uomini. Il mio prossimo obiettivo? Un’attività di import-export nel settore della cura della persona e del benessere”.
30 – Mehret Tewolde, nata in Eritrea, arrivata in Italia a 13 anni, già dirigente nel settore informatico, ha lavorato per 27 anni all’Istituto per le opere di religione (Ior), prima donna africana a fare carriere nella banca vaticana, oggi è la direttrice esecutiva di Italia Africa Business Week, che si occupa di sviluppare gli scambi commerciali con il continente africano. Impegnata a trasformare la visione stereotipata dell’Africa sul piano delle relazioni culturali. Tewolde sottolinea: “Sono realtà che hanno le stesso modello di business e reggono su piccole medie imprese a conduzione familiare molto scalabili”. A differenza dell’Italia – osserva pero Tewolde – “in Africa diversi Paesi hanno avuto una presidente donna”. Riguardo le imprenditrici straniere in Italia, “alcune riescono – osserva – a fare carriera nell’ambito delle cooperative sociali, altre in piccole fondazioni o realtà aziendali. Tuttavia è faticoso soprattutto nell’approccio a una visione di multiculturalità, che se è presente nel settore dell’istruzione, non si vede nel mondo del lavoro in termini di investimento”. Il background migratorio porta con sé un bagaglio di esperienze utili per queste imprenditrici. Tewolde sostiene di essere approdata al mondo del lavoro con una autostima tale che il colore della sua pelle non ha costituito un problema. (Da Il Sole 24 Ore 8-3-22).
31 – Asmae Dachan, 45 anni, nata ad Ancona da genitori siriani, giornalista-scrittrice, poetessa e fotografa. Cittadina italiana da quando era bimba, dopo la maturità linguistica si è iscritta alla Facoltà teologia e si è laureata in Diritto islamico, poi ancora ha studiato Scienze della comunicazione all’Università di Urbino. Esperta di Medio Oriente, dialogo interreligioso, immigrazione e terrorismo internazionale. Scrive e collabora con molte testate ed istituzioni internazionali. È attivista per la pace e la non violenza, collaboratrice dell’Università per la Pace delle Marche e membro del Comitato Scientifico della Scuola di Pace di Senigallia. Volontaria della Croce Rossa Italiana. Insignita nel 2019 del titolo di Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana. Ho due figli, di 11 e 7 anni.
32 – Suad Sbai, 61 anni, nata in Marocco, a 30 anni (1981) conquista la cittadinanza italiana dal 1981, laureata in Lettere politica ed attivista dei diritti delle donne, specie musulmane, in Italia e all’estero, scrittrice e docente di diritto dei Paesi islamici ha ricoperto svariati incarichi di docenza e di rappresentanza in istituzioni pubbliche, deputata del Pdl, resta in carica dal 2008 al 2013, oggi è responsabile del Dipartimento integrazione e rapporti con le comunità straniere presenti in Italia della Lega.
33 – Kashetu Kyenge, detta Cécile, 58 anni politica e medico, nata a Kambove nella Repubblica Democratica del Congo, di famiglia benestante arrivata in Italia per studiare Medicina all’Università cattolica di Roma, dove si laurea per poi specializzarsi in oculistica all’Univesita di Modena e Reggio Emilia. Sposa un ingegnere modenese e diventa cittadina italiana a 30 anni. Entra in politica prima a livello locale nel comune di Modena militando per i Ds poi nella provincia e nella regione con il Pd, eletta alla Camera dei deputati nel 2013 e nominata Ministra per l’Integrazione nel governo Letta, resta in carica meno di un anno (aprile 2013-febraio 2014), prima donna di origine africana ad entrare in un esecutivo italiano. Appena eletta in parlamento propone una legge sul riconoscimento della cittadinanza ai figli degli immigrati nati sul suolo italiano noto come Ius soli. Al centro di contestazioni politiche e mediatiche di stampo razziale con diversi strascichi in tribunale, da cui esce vittoriosa. Eletta parlamentare europea nel 2014, non passa invece alle Elezione europee del 2019.
34 – Gerarta Ballo, 37 anni, nata in Albania, giunta in Italia ad 11 anni a Cuneo, dove sua mamma si è trasferita per lavoro da Roma, immigrata cinque anni all’inizio degli anni ’90. Studia e poi si laurea a Torino in Scienze delle relazioni internazionali. Volontaria in diverse associazioni, attivista per i diritti dei migranti e delle minoranze etniche, studiosa delle seconde generazioni in Europa, console presso l’Ambasciata albanese a Roma, aderisce all’impegno politico, per riscattare le regioni del Sud d’Italia e sfruttare appieno i fondi dell’Ue, forte di un master in Politiche e Progettazione europea; candidata indipendente per il Pd alle elezioni Parlamento europeo nel 2019.
35 – Marva Griffin Wilshire, nata in Venezuela, milanese di adozione, da oltre 40 anni in Italia, dove arriva a 20 anni per studiare lingue a Perugia, trasferita a Milano risponde ad un annuncio di lavoro ed inzia una carriera luminosa, responsabile della comunicazione di importanti multinazionali, si afferma quale organizzatrice e promotrice nel campo del design, dall’arredo ai tessuti agli oggetti, talentscout di giovani talenti della creatività italiana. Onorata dell’Ambrogino d’oro nel 2017 distintasi “nel suo lungo lavoro di ricerca e selezione di giovani talenti ha sempre coniugato l’attenzione all’utilizzo delle più moderne tecnologie con la grande tradizione manifatturiera, contribuendo, in maniera determinante, a fare di Milano la capitale del design internazionale.”
36 – Sandra Maria detta Sandy Cane, 61 anni, nata a Springfield nel Massachusets negli Stati Uniti da padre afro-americano e madre italiana, conosciutisi in Francia, durante la seconda guerra mondiale, lui soldato Usa, lei rifugiata li con i suoi genitori. Giunge nel piccolo paese di Viggiù, nel Varesotto, a 10 anni dopo il divorzio dei genitori e qui nel 2009 diventa la prima sindaca in Italia d’origine afroamericana, candidata della Lega Nord eletta alla guida di Viggiù. Laureata in Lettere e Letterature Moderne presso lo IULM di Milano. Dall’età di 20 anni lavora nel campo del turismo con livelli di responsabilità presso diverse strutture.
37 – Jana Karsajova, scrittrice, 44 anni, nata a Bratislava, vissuta poi a Praga, arrivata in Italia una ventina di fa, prima ad Ostia poi a Verona dove ha lavorato in ambiti teatrali anche come attrice. Ha iniziato ad imparare l’italiano da autodidatta nel 2002 ed ha esordito nel 2022 con il suo primo romanzo “Guanti di velluto”, riferito al periodo della separazione tra Repubblica Ceca e Slovacchia, dopo la fine del comunismo. Libro che ha scelto di scrivere in italiano, che ha eletto come propria lingua madre per esprimere la sua anima di narratrice.
38 – Helena Janeczek, 58 anni, poetessa e scrittrice naturalizzata italiana, nata in Germania a Monaco di Baviera da genitori polacchi di origine ebraica, vive in Italia dal 1983, abita a Gallarate e lavora a Milano. Ha esordito con la raccolta di poesie in lingua tedesca Ins Freie (Suhrkamp, 1989), mentre ha scritto in italiano il suo primo romanzo, Lezioni di tenebra che racconta del viaggio compiuto ad Auschwitz insieme alla madre, che lì era stata prigioniera con il marito. (Guanda 2011, Premio Bagutta Opera Prima). Ha pubblicato poi con Adelphi e Mondadori, Premio Strega nel 2018.
39 – Tatyana Shyshnyak, cantante lirica ucraina naturalizzata italiana, originaria di Donetsk, da molti anni vive a Benevento nel Sannio, presidente dell’associazione culturale internazionale “Orbisophia”, studiosa del Canto Beneventano, che ha racchiuso in un progetto virtuale unico, che ha coinvolto artisti di tutto il mondo, per recuperare questo inno della fratellanza del VII secolo, gioiello della cultura longobarda.
40 – Nadia Kibout, attrice, regista naturalizzata italiana, nasce a Saint-Étienne in Francia da genitori originari dell’Algeria, unica femmina su nove figli. Tra le fondatrici e principali attivisti insieme a Esther Elisha, Ira Fronten, Tezeta Abraham di Collettivo N, una nuova realtà artistica e culturale che vede al suo interno professionisti di origine africana – ma non solo – attivi nel campo audiovisivo, le cui istanze e i lavori hanno avuto rappresentanza e dignità di presentazione sia durante il Festival del cinema di Venezia che presso la Festa del Cinema di Roma.
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Fonte: Articolo 21 – https://www.articolo21.org/2023/07/noi-che-siamo-italiane-donne-venute-da-lontano-di-roberta-gisotti/