
A cinquant’anni dal golpe fascista in Cile, l’11 settembre 1973, è fondamentale ripercorrere gli eventi che portarono al rovesciamento del governo democraticamente eletto di Salvador Allende e alla presa del potere da parte del generale Augusto Pinochet. Ancora oggi, il ruolo degli Stati Uniti e della CIA in quegli eventi rimane oggetto di dibattito e critica.
Gli Stati Uniti e la CIA avevano interessi politici ed economici in Cile sin dagli anni ’60. Il governo di Allende, eletto democraticamente nel 1970, aveva intrapreso una serie di riforme socialiste e nazionalizzazioni che minacciavano gli interessi delle grandi aziende statunitensi, in particolare nel settore del rame. Questo preoccupava profondamente l’amministrazione Nixon, che vedeva nell’ascesa di Allende un pericolo per il proprio predominio nell’America Latina.
In questo contesto, la CIA intraprese una serie di operazioni segrete per destabilizzare il governo di Allende. Queste operazioni includevano il finanziamento di gruppi anti-Allende, la promozione di scioperi e proteste, e la diffusione di disinformazione. Inoltre, gli Stati Uniti interruppero l’approvvigionamento di aiuti economici al Cile, causando gravi problemi economici nel paese.
L’11 settembre 1973, Pinochet guidò un colpo di stato militare che rovesciò il governo di Allende. Questo colpo di stato portò a un periodo oscuro di dittatura militare in Cile, caratterizzato da gravi violazioni dei diritti umani e repressione politica.
Fra le ultime parole di Salvador Allende: “Questo è un momento duro e difficile: è possibile che ci schiaccino. Ma il domani sarà del popolo, sarà dei lavoratori. L’umanità avanza verso la conquista di una vita migliore. Pagherò con la vita la difesa dei principi cari a questa Patria”.
Cinquant’anni dopo questi eventi, gli Stati Uniti hanno desecretato documenti importanti che confermano i sospetti di un ruolo della CIA nella destabilizzazione del Cile. L’interferenza degli Stati Uniti nei affari interni di un paese sovrano ha avuto conseguenze drammatiche e durature per il popolo cileno, e il ricordo di quegli eventi rimane vivo nella memoria collettiva.
È importante riflettere su queste lezioni del passato e impegnarsi per garantire che simili interventi stranieri non si ripetano mai più. Cinquant’anni dopo il golpe in Cile, il mondo dovrebbe ricordare le conseguenze devastanti delle politiche di interferenza, e impegnarsi per promuovere la stabilità e la democrazia in tutto il mondo attraverso mezzi pacifici e rispettosi della sovranità nazionale.
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Fonte: www.peacelink.it – https://www.peacelink.it/editoriale/a/49621.html